Laboratorio bambini storia

Che ne dici di un laboratorio di storia per i tuoi bambini?

Attività didattiche per imparare la storia divertendosi

 

Quante cose evocano i laboratori per bambini nella nostra mente? Ragazzini di varie età impegnati a far di tutto, armati di pennarelli, cartoncino, colla, plastilina e quant’altro. Pronti a mollare qualsiasi cosa al primo cenno di noia.

Ecco è questo il punto: destare l’attenzione dei pargoli e, soprattutto, mantenerla. Figuriamoci poi quando si parla di cose e uomini di 2000 anni fa!

E allora? Allora non esistono ricette segrete. Esistono buone pratiche fatte di esperienza, ricerca e tanta, tanta creatività, che non vuol dire, appunto, improvvisazione.

Andiamo per ordine. I laboratori di cui ti parlo sono quelli extrascolastici, di solito condotti nel pomeriggio di sabato nella sede di un coworking siciliano.

Nel mio caso (sono archeologa) propongo attività legate all’archeologia e alla cultura antica attraverso un particolare fil rouge: quello fornito dalle immagini. Non immagini qualsiasi, bensì quelle prodotte dall’uomo antico. Dei, eroi, animali, piante, oggetti, ovvero figure legate da una narrazione scenica oppure isolate e rappresentate su vasi dipinti, statue, rilievi, fino alle piccole monete. Un repertorio straordinario, frutto dell’immaginario culturale del tempo e, a sua volta, veicolo di trasmissione di idee e messaggi. Immagini che parlavano ai fruitori del tempo e che possono parlare a noi oggi, se ci mettiamo in ascolto. Tutti noi siamo immersi in un oceano di stimoli visivi ininterrotti. I bambini per primi, fin dalla più tenera età, vivono questa esperienza “immersiva” e per loro la comunicazione per immagini è qualcosa di assolutamente familiare.

Ritengo quindi – e non dico nulla di nuovo – che utilizzare le immagini provenienti dal passato possa essere una chiave d’accesso privilegiata per introdurre i più piccoli, ma non solo, all’esplorazione del mondo antico.

Bello, eh? Quindi in pratica?

In pratica il primo momento dei nostri laboratori è il racconto. Il caro, vecchio racconto che oggi chiamiamo storytelling, ma sempre quello è.

Preferisco parlare ai bambini, piuttosto che leggere e seguire il filo della storia attraverso slide preparate da me, ricche di colore e di animazioni, in cui i soggetti antichi s’incrociano con modalità espressive contemporanee, come il fumetto. Non una lezione frontale, ma uno scambio di osservazioni, domande, battute, in cui i bambini sono attivamente coinvolti e stimolati nel loro senso critico.

La seconda parte è dedicata al workshop, in cui i piccoli tirano le fila di quanto appreso e rielaborano i contenuti dal loro punto di vista. Tutto questo si traduce in figure e oggetti costruiti con materiali vari, spesso di recupero (ritagli di carta, cartoncino, lana, ecc.), e in disegni corredati da brevi testi. Il tutto racchiuso in un mini-book personalizzato, che contiene le scoperte fatte durante le due ore trascorse insieme.

Abbiamo raccontato le peripezie della dea Persefone, trascinata dal cuore della Sicilia fin nell’Ade (e ritorno), mentre la natura intorno muore per poi rinascere. Abbiamo conosciuto una produzione antichissima come quella del vino, attraverso i rinvenimenti archeologici e il mito di Dioniso, lo scopritore del vino, curiosando tra le coppe e i grandi vasi del simposio. Abbiamo seguito le rotte dell’eroe smarrito, Ulisse, e le sue avventure per terre e mari sconosciuti. E tanto altro ancora…

Per progettare questi laboratori la sinergia di competenze diversificate è fondamentale.

Le mie attività preferite sono quelle in cui scendono in campo operatori diversi, specialisti di ambiti apparentemente lontani. Oltre che con un’esperta pedagogista, collaboro con una storica dell’arte di grande intuito e talvolta, a seconda del tema sviluppato, con una maestra di danza e coreografa che crea bellissimi momenti di coinvolgimento emozionale con i piccoli partecipanti.

I contenuti sono fondamentali, non è banale ricordarlo. Per questo dietro ogni laboratorio c’è sempre una ricerca scientifica che dà sostanza al racconto e che deve essere poi tradotta in un linguaggio tarato per una determinata fascia d’età.

La responsabilità che abbiamo – noi che progettiamo e conduciamo attività di “educazione non formale” – è molto grande. Il rischio è che iniziative percepite come noiose e inutili da parte dei bambini possano compromettere i loro successivi approcci con la storia e, in generale, con il patrimonio culturale. È una responsabilità che hanno, a maggior ragione, i docenti scolastici, gli educatori per eccellenza dopo i genitori.

La storia, se trasformata in esercizio mnemonico di date, battaglie e personaggi, rimarrà lì, confusa tra i lontani ricordi degli anni scolastici. La storia che racconta le storie di uomini e donne, il loro vissuto, aspetti del loro quotidiano, seppure lontani nel tempo e nello spazio, diventa invece significativa e coinvolgente. Diventa davvero uno strumento per far crescere nei bambini e nei ragazzi non soltanto conoscenze, ma soprattutto senso critico verso la propria cultura e un senso di appartenenza nei confronti del proprio territorio, spesso ricco di stratificazioni storiche e culturali.

In definitiva questi laboratori non sono soltanto attività per tenere occupata la prole nei pomeriggi di pioggia, lontano da Xbox e simili. Si tratta, piuttosto, di iniziative che molti genitori hanno colto come una concreta opportunità di crescita e arricchimento culturale per i figli. Il feedback più appagante viene da loro, i bambini, i veri protagonisti dei nostri laboratori. Un bambino che ti guarda e ti interroga con occhi curiosi e mille domande è un formidabile stimolo ad andare avanti, magari con la consapevolezza di essere riuscita a piantare un piccolo seme.

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