Tumore al collo dell’utero: sintomi, cause e cura
Tutto ciò che devi sapere sul tumore al collo dell’utero
Da lunedì 18 gennaio a domenica 24 gennaio 2021 ricorre la Settimana della prevenzione del tumore al collo dell’utero. Su Pink Mojito magazine non poteva quindi mancare uno spazio dedicato a questo argomento.
Le informazioni contenute in questo articolo sono state tratte da siti ufficiali, come quello della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, della Fondazione Umberto Veronesi e della Fondazione AIOM.
Ho voluto raccogliere tutto ciò che devi sapere sul tumore al collo dell’utero, quali sono i sintomi iniziali, come viene diagnosticato, come si cura per aiutarti a conoscere meglio di cosa si tratta e soprattutto cosa fare per prevenirlo.
Ricorda: nessun articolo potrà sostituire il parere di un medico, quindi, se hai un minimo sospetto sulla tua salute, per prima cosa ti consiglio di parlarne col tuo medico di base oppure con il tuo ginecologo di fiducia.
Anatomia dell’utero
Prima di parlare del tumore al collo dell’utero dobbiamo conoscere più da vicino l’utero e la sua anatomia.
L’utero è l’organo dell’apparato femminile deputato ad accogliere l’embrione e in cui si sviluppa la gravidanza. Ha una forma simile a un imbuto, la cui parte superiore (più larga) viene chiamata corpo dell’utero e la parte inferiore (più stretta) viene chiamata collo dell’utero o cervice.
La parte inferiore è collegata alla vagina, che a sua volta è collegata alla vulva, ovvero l’insieme degli organi genitali esterni femminili.
Il collo dell’utero è composto da due tipi di cellule diverse:
- le cellule ghiandolari, che ricoprono l’endocervice (più vicina all’utero)
- le cellule squamose, che ricoprono l’esocervice o ectocervice (più vicina alla vagina).
La zona di transizione è il punto in cui questi due tipi di cellule si incontrano e rappresenta la zona in cui si originano gran parte dei tumori.
Nella parte superiore dell’utero si diramano le Tube di Falloppio che terminano con le ovaie.
Cosa provoca il tumore al collo dell’utero?
Il fattore di rischio principale è l’infezione da Papilloma virus o HPV. Ecco perché da alcuni anni è stato introdotto il vaccino contro questo virus.
Il Papilloma virus viene trasmesso per via sessuale, pertanto le donne più a rischio sono quelle che hanno diversi partner oppure coloro che hanno iniziato precocemente l’attività sessuale. Il rischio aumenta anche nel caso in cui si abbia una insufficienza immunitaria dovuta a trapianti, virus dell’HIV, AIDS o altre patologie che colpiscono il sistema immunitario.
È sufficiente usare il preservativo per scongiurare l’infezione da Papilloma virus?
Purtroppo no, perché il preservativo non copre tutte le zone infette.
Per fortuna esiste il vaccino nonavalente che protegge da più ceppi di HPV, per l’esattezza 9, tra cui i due (16 e 18) che più di frequente portano al tumore del collo dell’utero.
Per coloro che hanno rapporti sessuali con uomini diversi la probabilità di infezione aumenta. Vuoi sapere perché? Anche gli uomini possono essere infetti e trasmetterlo alla donna attraverso un rapporto sessuale. Come dicevo prima il profilattico non ci mette al sicuro e quindi l’unica possibilità di proteggersi rimane il vaccino.
Molte donne sono contagiate dal Papilloma virus, ma non in tutti i casi questo dà origine a manifestazioni tumorali. Alcune donne eliminano il virus attraverso il proprio sistema immunitario senza ricorrere ad alcuna terapia. Alcuni ceppi di HPV rimangono silenti e non si manifesta alcun sintomo nella donna; altri danno origine a tumori benigni, ovvero i papillomi (noti anche come verruche genitali).
Come per tutti gli altri tumori esistono dei fattori che aumentano il rischio di essere affette da tumore al collo dell’utero e sono:
- il fumo
- l’obesitÃ
- un basso consumo di frutta e verdura.
Alcuni studi hanno rilevato che le donne soggette a clamidia hanno un rischio più elevato di contrarre il tumore al collo dell’utero. In alcuni casi si pensa che ci possa essere una ereditarietà , ma non sono stati identificati ancora i geni responsabili. L’allattamento al seno, invece, sembra avere il potere di abbassare il rischio di contrarre il tumore.
La mortalità del tumore al collo dell’utero
I dati sulla mortalità per tumore al collo dell’utero variano in base alla zona analizzata.
Nei Paesi in via di sviluppo rappresenta la 2° causa di morte per cancro. Nei Paesi industrializzati il tumore al collo dell’utero sta mano a mano diminuendo la sua diffusione.
In generale quello che emerge dalle statistiche e dai rilevamenti è che dove il numero di donne che si sottopongono al Pap-test aumenta il tasso di mortalità diminuisce.
La prevenzione è fondamentale perché se il tumore al collo dell’utero viene diagnosticato precocemente è altamente curabile.
Si pensa che in futuro, con la diffusione del vaccino e la partecipazione sempre più alta da parte delle donne allo screening, il tumore al collo dell’utero diverrà una patologia rara. Fino a diversi anni fa tutto questo rappresentava una utopia, visto che questo tumore era la forma più frequente di cancro fra le donne.
Non solo, il vaccino per l’HPV aiuterà a diminuire anche l’incidenza di altri tipi di tumore come il tumore testa-collo, il tumore dell’ano, quello della vagina e quello della vulva.
Ti riporto qui di seguito alcuni numeri:
- è il 5° tumore più frequente nelle donne sotto i 50 anni;
- per l’anno 2020 era stato stimato che il numero di nuovi casi di tumore al collo dell’utero sarebbe ammontato a quasi 2.400;
- in Italia nel 2017 sono stati registrati poco più di 400 decessi;
- 1 donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata;
- grazie allo screening il tasso di sopravvivenza a 5 anni, un indice che viene calcolato riguardo ai tumori in generale, è arrivato al 77%.
I sintomi del tumore al collo dell’utero
La fase iniziale è generalmente asintomatica, perciò l’unico modo di scoprire questo tumore è il controllo periodico attraverso il PAP-Test.
Spesso i sintomi legati a questo tipo di neoplasia si manifestano quando si è in una fase avanzata. Il campanello d’allarme più importante è la perdita di sangue in situazioni anomale:
- dopo un rapporto sessuale;
- in menopausa;
- tra due cicli mestruali.
Nella fase avanzata della malattia la fuoriuscita di sangue può essere accompagnata addirittura da dolore pelvico che si irradia alla gambe.
Altri sintomi del tumore al collo dell’utero possono essere le perdite vaginali anomale per colore e consistenza e la sensazione di dolore durante i rapporti sessuali.
Tutto questo non deve spaventarti perché il tumore alla cervice è del tutto prevenibile e curabile attraverso una diagnosi precoce. Ciò significa che sottoponendoti periodicamente al PAP-Test potrai scoprire per tempo di essere affetta da tumore e il tuo medico potrà intervenire tempestivamente.
In quanto tempo si sviluppa il tumore al collo dell’utero?
Il tumore al collo dell’utero è un tumore che si sviluppa lentamente nella maggior parte dei casi e determina progressive modifiche della mucosa di rivestimento della cervice.
La prima fase è determinata dalle lesioni precancerose, definite così in quanto si manifestano prima del tumore. Infatti queste lesioni possono dare origine al tumore oppure regredire lentamente fino alla completa sparizione senza alcun intervento da parte dei medici.
Le lesioni precancerose sono suddivise in:
- CIN (neoplasia cervicale intraepiteliale);
- SIL (lesione intraepiteliale squamosa);
- displasia.
Quando le lesioni precancerose danno origine al tumore della cervice, si individuano 4 stadi che variano in base alla estensione e alle dimensioni del cancro.
Si tratta del sistema FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) del 2009 che classifica il tumore in:
- stadio I, in base al quale il tumore è limitato alla cervice uterina;
- stadio II, in cui il tumore si trova nella parte posteriore dell’utero;
- stadio III, il tumore ha intaccato la parte inferiore della vagina, le pelvi o i reni compromettendone il funzionamento;
- stadio IV, il tumore ha invaso gli organi vicini (vescica o retto) e può essersi spostato in altri organi distanti.
La diagnosi del tumore al collo dell’utero
Grazie alla prevenzione e allo screening è possibile accorgersi in tempo della presenza di lesioni precancerose e fare in modo che non si trasformino in tumore.
Cosa succede se il Pap-Test risulta positivo?
Nessuna paura, sarà il tuo ginecologo o la tua ginecologa a spiegarti tutto e a sottoporti a ulteriori esami clinici per avere un quadro completo della tua situazione.
Il Pap-test attraverso la cosiddetta “classificazione di Bethesda” darà al tuo medico una prima indicazione sullo stato delle lesioni precancerose e se queste possano dare origine al tumore. Dopodiché deciderà il da farsi.
Gli esami successivi a un Pap-Test positivo in genere sono l’HPV-Test, ovvero il test che esamina il Papilloma virus attraverso il DNA e individua il ceppo virale, e la colposcopia. Quest’ultimo è un esame che viene effettuato in ambulatorio ed è indolore tanto quanto il Pap-Test. La cervice uterina viene trattata con acido acetico, che mette in risalto le cellule anomale. Queste vengono osservate attraverso il colposcopio, uno strumento fornito di luce che permette di prelevare le cellule e osservarle al microscopio.
Nel caso in cui le lesioni precancerose abbiano generato il tumore alla cervice il passaggio successivo sarà valutare la stadiazione del tumore stesso, ovvero conoscere a quale stadio della malattia la donna si trovi.
La stadiazione del tumore si valuta quindi in base alle dimensioni del tumore stesso e alle strutture colpite. Come si esegue la valutazione? Attraverso i risultati della biopsia, della TAC, della risonanza magnetica o della PET.
Come curare il tumore al collo dell’utero?
La scelta del trattamento del tumore al collo dell’utero varia in base allo stadio in cui il tumore si trova. A questo si uniscono altri fattori come lo stato di salute generale della donna, l’età e le sue esigenze. Spesso accade che i medici decidano di intervenire combinando più di un trattamento contemporaneamente per avere una maggiore efficacia.
Il medico curante può scegliere tra:
- criochirurgia o chirurgia laser, quando il tumore è in fase pre-invasiva si congelano o si bruciano le cellule tumorali;
- conizzazione, che prevede l’asportazione di un cono di tessuto in corrispondenza della lesione. Questo intervento si sceglie quando il tumore è circoscritto e non compromette la corretta funzione dell’organo;
- isterectomia, nel caso in cui il tumore sia più esteso e abbia intaccato gli strati più profondi della cervice, si tende a asportare l’utero e se necessario a rimuovere gli organi adiacenti (linfonodi, tube, ovaie).
Gli interventi chirurgici possono essere seguiti, quando necessario, dalla radioterapia e dalla chemioterapia.
Quando la malattia è localizzata in una specifica area si sceglie di uccidere le cellule tumorali attraverso l’uso di radiazioni esterne. La brachiterapia è una radioterapia interna in quanto prevede l’inserimento di piccoli ovuli attraverso la vagina che, una volta nell’utero, emettono radiazioni appunto dall’interno.
Lo screening del tumore al collo dell’utero
Come ribadito più volte in questo articolo per prevenire il tumore al collo dell’utero è fondamentale effettuare gli esami di screening.
Il Ministero della Salute prevede il Pap-Test per la fascia di età dai 25 ai 30 anni e l’HPV-Test dai 30 ai 64 anni. Il primo da eseguire ogni 3 anni e il secondo ogni 5. Le Aziende Sanitarie Locali si stanno adeguando a questa disposizione, poiché fino al 2019 nei progetti screening rientrava soltanto il Pap-Test.
Non sei in un progetto screening?
Può succedere che con un cambio di residenza o per qualunque altro motivo non si rientri nel progetto screening della propria Regione. Questo non è un problema perché basterà contattare l’Asl territorialmente competente e ti daranno tutte le informazioni.