AAA Cercasi casa in affitto per donna single
Il racconto (semiserio) di chi cerca casa da sola
Ho cambiato lavoro e di conseguenza ho cambiato città. Ho preso tutto ciò che avevo nella mia vecchia casa in affitto, l’ho inscatolato e mi sono trasferita.
Ora, con gli scatoloni per metà da svuotare perché in casa nuova mancano ancora dei mobili, ti voglio raccontare la mia storia e quella della mia collega che si è trovata nella mia stessa situazione. Entrambe sradicate dalle nostre città, entrambe catapultate a lavorare da un giorno all’altro in un’altra regione. Con una sola differenza: io casa, se dio vuole, l’ho trovata subito. Lei no.
Entrambe pensavamo che, siccome la città in cui ci dovevamo trasferire era Ostia antica, che sì è vicino Roma, ma non è Roma, i prezzi degli affitti sarebbero stati bassi. Grave, gravissimo errore!
Per me che arrivo da Firenze, città non proprio economica, i prezzi di un bilocale da 40 mq sono gli stessi. Con la differenza che a Firenze in 20 minuti a piedi sei davanti alla cupola del Duomo, a Ostia antica in 20 minuti di treno non sei neanche arrivata a Piramide.
Per giungere alla conclusione che dobbiamo rassegnarci a spendere un affitto degno di una casa in città se vogliamo vivere da sole in uno spazio dignitoso, entrambe ci abbiamo dovuto sbattere il muso. Ci sono capitate molte case sotto gli occhi, da cui siamo fuggite a gambe levate.
Come ad esempio un bilocale ammobiliato con ampio terrazzo, soggiorno, cucinino, camera da letto, sito a Casal Bernocchi, amena località lungo il tragitto del treno Roma-Lido, dunque luogo ambitissimo per chi, lavorando in città, vuole però mantenerne le distanze risiedendo in un quartiere più tranquillo.
Casal Bernocchi non è proprio ciò che io definirei un bel quartiere. Raramente ho visto periferie così brutte. È lungo la ferrovia, comodo sia per andare a lavoro che per fare un giro a Roma. E poi la terrazza d’estate diventa una stanza in più, no!?
L’appartamento che ho visto è con tutta probabilità un ex garage riadattato ad appartamento: l’ampio terrazzo era lo spazio di manovra per potersi infilare in garage. L’appartamento ha solo una finestra, ovvero la portafinestra che dà sul terrazzo. Questa è l’unica aria e luce che riceve dall’esterno. La camera da letto è separata dal soggiorno da una parete tanto sottile che se una volta mi incazzo e batto il pugno sul muro lo butto giù. Idem per il tramezzo che separa la camera dal corridoio che conduce fino alla cucina. Cucina, oddio, forse chiamarla cucina è un po’ azzardato, visto che ci starebbe comoda a cucinare solo Barbie.
Chiedo: “Ma non si può scendere di prezzo? 550 € al mese per questa topai…, ehm, per questo appartamento mi sembrano troppi. È tanto piccolo!“.
Risposta “Signorì, con la ferrovia vicino è quasi regalata” e aggiunge “Guardi, quest’appartamento interessa anche a quella coppia con il bambino che andava via quand’è arrivata lei“.
“Ah davvero? E il bambino dove lo mettono a dormire? Lo appendono al lampadario?“.
Non passa sera senza che non pensi a quel bambino che dorme sospeso al soffitto, perché un posto per una culla in quella casa davvero non c’è.
Le giornate successive sono state campali. Mi sono attaccata a tutti i siti web di immobiliari. Sono diventata espertissima: so che all’Infernetto forse le case costano lievemente meno, ma bisogna avere la macchina (e poi ci vivresti in un posto che si chiama Infernetto? Daaai!). Scopro che molti appartamenti in rete non hanno foto, ma una “immagine tipo” che è una planimetria della casa uguale per tutte.
Scopro che molti a Ostia Lido e a Fiumicino affittano solo per i 6 mesi invernali, perché poi nella stagione estiva vogliono farsi pagare il doppio da chi viene in vacanza al mare. Alcuni non vogliono che si prenda la residenza, altri propongono affitti solo ad anno. Le agenzie, poi, chiedono come garanzia una bustapaga di 1.350 € netti, due mensilità come caparra più una da versare a loro e la stipula di un’assicurazione in modo da tutelarsi se l’affittuario si rivela insolvente. Roba che, se avessi avuto tutti questi soldi da anticipare, la casa me la sarei cercata ai Parioli!
Nell’infinita varietà di casistiche in cui mi imbatto, la costante resta una: per la cifra che vorrei spendere io si trovano solo monolocali di max 30 mq. E io non voglio dormire nella stessa stanza in cui mangio; non voglio dover chiudere tutte le mattine il divanoletto, semplicemente perché sono pigra e disordinata e una cosa del genere mi farebbe andare in bestia. Mi sto trasferendo per lavorare e per necessità. Dover cambiare totalmente vita mi sembra un bel sacrificio, perché la casa dovrebbe essere una punizione? Almeno che sia un posto piacevole in cui passare le serate. Tanto più che sarò da sola, dato che il mio compagno continua a lavorare a Firenze.
La mia epopea tutto sommato si è risolta abbastanza rapidamente. Alla fine un appartamento l’ho trovato ed è comodissimo, proprio a due passi dal posto di lavoro. I primi giorni, senza un tavolo, una sedia, né tantomeno una cucina, mangiavo in bagno appoggiandomi alla lavatrice. Ora la situazione è cambiata, ma mi sento ugualmente un’accampata. Ho scritto questo articolo dal mio soggiorno stracolmo di cose in attesa di sistemazione, mentre le scatole di libri ancora piene mi guardavano e dicevano “Embè Marì? Ci vuoi svuotare o no?”
L’epopea della mia collega invece è continuata ancora qualche mese. Pare infatti che l’ultimo appartamento buono nel raggio di chilometri l’abbia trovato io.
Al lavoro si sono fatti in quattro per lei. Le hanno procurato contatti, idee, soluzioni, vicini di casa, annunci sulla metro… niente da fare. Lei ogni giorno arrivando in ufficio mi dava il bollettino di guerra.
Un giorno era il monolocale che puzzava di muffa in modo imbarazzante e la proprietaria che aveva pure il coraggio di proporlo. Un altro era la villetta con giardino ad un prezzo congruo, arredata con gusto retrò, ma poi cercando l’indirizzo sulla cartina si è scoperto che si trovava lungo una strada bianca (leggi: sterrata), circondata da ettari e ettari di campi coltivati. Neanche in auto ci si arrivava, ma direttamente a cavallo (e non scherzo, perché quella è zona di fattorie e di maneggi).
Poi c’è stato l’appartamento in Ostia Lido che come prezzo andava bene, ma bisognava aggiungere 150 € al mese di condominio. 150 €? E che è?! Buckingham Palace? A Ostia Lido?
C’è stato anche l’appartamento di quello che non si presenta all’appuntamento e di quello che “Sì, però da lunedì dovrebbe entrare il nuovo inquilino, ma io in realtà non l’ho più sentito“.
Non poteva mancare l’appartamento dei due vecchietti ottuagenari che vivono al piano di sopra e che come vedono la mia collega la accolgono come se fosse la nipote tornata dall’America e le abbasserebbero l’affitto fino alla cifra che vuole lei, ma poi lei si gira e vede i fili elettrici scoperti che corrono per tutta la casa e l’alimentazione dello scaldabagno fatta ancora con le bombole del gas. E si vede tutte le sere a giocare a briscola con i nuovi nonni fino a quella maledetta notte in cui salterà tutto in aria.
Il più bello di tutti è quest’annuncio: “affittasi a 450 € appartamento con giardino e box con due cani. Si affitta solo a ragazze che amano i cani e siano disposte a prendersene cura”. Pare che la mia risata si sia sentita fino in fondo alle scale.
Questo racconto semiserio parla di fatti realmente accaduti. Ed è questa la tragedia! Comunque potrebbe andare peggio perché pare che ci siano case in Gran Bretagna, dove nella stessa stanza convivano il bagno e il soggiorno.
Auguro alla mia collega, di cui condivido ogni giorno le speranze e le delusioni, di trovare al più presto un luogo in cui potersi fermare, un luogo in cui potersi sentire “a casa”. Lo auguro a tutte noi, perché lo so che viviamo in un mondo in cui siamo disposte a cambiare vita per uno stipendio, chiedendoci se davvero alla fine ne sarà valsa la pena. La nostra fortuna allora sarà credere fortemente in noi stesse, avere solide motivazioni e sapere di poter contare su persone che, anche se saranno lontane fisicamente, ci saranno comunque vicine.