Io, tu e Bip Bip: una storia (quasi) a tre
I cellulari rovinano la coppia
Sono al tavolo del ristorante, ordino e il mio sguardo va a una coppia a fianco a me. Silenzio.
Lui controlla il menù, non parla. Lei anche. Ordinano. E poi? Nulla. Non si parlano, non si guardano. Tra loro c’è un oggetto di plastica colorato che fa “bip bip”.
Arrivano le prime portate, appoggiano gli smartphone, mangiano in silenzio. Non sarebbe buona educazione parlare con la bocca piena. E con i piatti vuoti? Si rimettono fissi con lo sguardo allo schermo.
Tutta la cena trascorre così. Alla fine, si alzano, sorridono dicendosi che sono stati bene insieme.
Assurdo.
Come si viveva prima? Si andava a cena e si parlava? Cene da marziani, credo. Silenzi rispettosi forse, oggi sembrano esistere silenzi pieni di caos digitale, che si vivono una notifica dopo l’altra.
Ormai si legge ovunque che lo smartphone rovini la coppia. È possibile? Si tratta di un intruso nella relazione?
Anni fa forse avremmo detto: “io, tu e mammeta”. Oggi diciamo: “io, tu e Bip Bip”.
Giorni fa una ragazza mi ha raccontato del collega che sta frequentando. Durante i loro incontri a volte si isola con lo smartphone, non la considera. Mi raccontava così dicendo: “Prende lo smartphone, non mi guarda più negli occhi, sono lì dinnanzi a lui, lo vorrei baciare. Sono a una spanna dal suo naso e i nostri occhi sono illuminati dalla luce del suo schermo. Ad un certo punto una sera sai cosa ho fatto? Anch’io mi son messa a controllare le notifiche per ripicca, così magari si accorge”. Risultato? Questa ragazza ha pensato di non interessargli, di non essere abbastanza attraente, che la storia non sarebbe decollata per via di interessi diversi.
Due coi nasi vicini e doppia illuminazione. Dici che possa migliorare il pallore post vacanza grazie a tutta questa luminosità? Sicuramente essere vicini, intenti a scrollare il pollice sullo schermo, non sta aiutando queste coppie a garantirsi uno stato di benessere individuale e alla relazione di coppia.
Parlando con un’altra donna mi confidava: “Se uno smartphone sta nel mezzo, non ti senti considerata, senti che l’altro non ti sta dando attenzione. A volte non ti senti vista, non ti calcola proprio”.
Da psicologa esperta di relazioni nel digitale posso confermare che è ormai un vissuto quotidiano. Nel mio campo è definito come “phubbing” (dall’inglese phone e snubbing, ignorare). È l’atto di trascurare l’altra persona che hai di fronte, con cui stai parlando perché hai l’urgenza di cercare lo smartphone, tenerlo in mano e controllare le notifiche sullo smartphone.
Inoltre numerosi studi dimostrano come nelle coppie uno dei due partner subisca il phubbing dal proprio partner e che questo sia causa di litigio interno alla coppia.
Iperconnettività è un processo individualista che può portare a trascurare notevolmente il partner, che ci fa interrompere l’interazione e ferma il flusso della comunicazione. Questo campo relazionale così gelido e arido genera solo frustrazione e insoddisfazione.
Essere online ci disconnette dal reale, ci racchiude in una bolla. Spesso in questo mondo ovattato non ci rendiamo più conto delle richieste e della presenza dell’altro.
Credi che sia possibile vivere con moderazione iperconnessi?
Attendo la tua opinione e… connetti il ganglio 😉
Psicologa clinica. Amo cogliere i frammenti dell’esistenza umana e digitale.
Interessata alle identità e alle relazioni in pixel.
Appassionata di arte, di teatro e di fotografia.
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