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Dosvidania, Nina!: Cronaca di una ricerca sospesa

I consigli di lettura di Pink Mojito

Sono passati circa 30 anni da quando il professore e giornalista Claudio Facchinelli si trovava a Venezia per presiedere una commissione di maturità e tra un’esame e l’altro passeggiava per il cimitero sull’isola di San Michele. Un luogo tranquillo che ospita, in un campo riservato ai non cattolici, numerose tombe di artisti e letterati di origine russa che nel XIX secolo frequentavano assiduamente Venezia.

Qui, in un pigro pomeriggio di luglio, Claudio Facchinelli si imbatte in una tomba, semplice, in un angolo un po’ defilato: Nina Sloutzky, nata in Siberia, morta a Venezia il 29 gennaio 1886. E un’altra lapide in cirillico: Anna Jakovlevna Sluckaja, figlia di un generale di fanteria. Sulla croce che sormonta la tomba una terza scritta in russo: Dosvidania, Nina! (ndr “arrivederci” in russo).

È un incontro fortuito, del tutto casuale, ma, come racconta lo stesso Facchinelli, quelle poche informazioni vaghe e gravide di suggestioni portano subito la sua fantasia verso paesaggi lontani, “le gelide, sconfinate steppe che lo avevano affascinato fin dall’adolescenza”, quando frequentando una vecchia esule russa aveva incominciato a studiarne la lingua. Da allora i segreti di quella tomba con le sue scritte enigmatiche non lo lasceranno più.

Chi era quella ragazza – Anna? Nina? – e cosa l’aveva portata a intraprendere il viaggio dalla natia Siberia e dalla grande Pietroburgo fino a Venezia alla fine dell’800?

E ancora chi aveva inciso quella frase d’addio? Poteva esserci un collegamento tra la Nina di San Michele e la Nina di Cechov («Il gabbiano») che proprio alla fine del secolo aveva visitato la città lagunare?

Questi interrogativi hanno accompagnato Facchinelli negli anni, ma solo nel 2010 parte realmente il “Progetto Nina”. Un viaggio durato 3 anni, attraverso archivi, registri anagrafici, pratiche cimiteriali, polverose biblioteche, case e palazzi patrizi tra l’Italia e la Russia, alla ricerca della verità sulla giovane donna russa sepolta a Venezia. Il risultato è un libro, già edito in Russia e ora pubblicato in Italia da Sedizioni: un po’ giallo, un po’ romanzo ma anche libro inchiesta, dal titolo Dosvidania, Nina! che riporta in modo attento e rigoroso la cronaca della ricerca, suggerendo delle ipotesi plausibili, ma esplicitamente tali, che fungono da raccordo là dove si riscontrano inevitabili lacune documentali.

Dalle pagine emerge la figura di una venticinquenne di nome Anna Jakovlevna Sluckaja, di nobile famiglia e figlia di un generale russo. A Venezia arriva con la madre nel 1885 per ricongiungersi, forse, all’uomo che amava e, probabilmente, dare alla luce, lontano da occhi indiscreti, un bambino concepito fuori dal matrimonio. Tuttavia la gravidanza deve essersi rivelata problematica e nella clinica di un ginecologo tedesco alla moda, che aveva sede a Palazzo Barbarigo sul Canal Grande, Nina si è spenta il 29 gennaio del 1886. A fare incidere quell’addio sulla tomba – suppone Facchinelli – è stato il suo innamorato, un giovane veneziano che Anna, da lui chiamata Nina, aveva conosciuto a Pietroburgo, durante le notti bianche.

Il libro è un omaggio ad una giovane donna che ha vissuto con coraggio e passione la sua breve vita, che è stata amata e ha amato con generosità, sfidando le rigide convenzioni della società del suo tempo. Pagina dopo pagina, l’autore indaga e ricostruisce la piccola storia della “sua” Nina con una scrittura elegante e raffinata. Deliziose sono le descrizioni delle numerose persone da lui coinvolte nella ricerca e dei luoghi che lo hanno ispirato: i campielli, gli edifici, i monumenti, i canali e l’acqua naturalmente. Insomma dispiace che la lettura finisca, ma si tratta della “cronaca di una ricerca sospesa”. In seguito… chissà?!

Chi è Claudio Facchinelli?

Facchinelli è un saggista, giornalista e critico teatrale. Scrive su riviste specializzate riguardo al teatro di ricerca e al sociale, come scuola, carceri, handicap e ragazzi. Per il teatro della scuola ha tradotto e scritto diversi testi. Facchinelli ha collaborato anche con la Rai e altre istituzioni culturali in Italia e all’estero. La sua passione giovanile per Čhecov lo ha portato a conoscere in modo più approfondito la cultura russa e la lingua, da qui la nascita del romanzo “Dosvidania, Nina!


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