Alimentazione a quarant'anni: cucinare per chi ama il cibo

L’alimentazione a quarant’anni: il risultato di un percorso di vita

Come cambiano le priorità crescendo

 

Che ho sempre amato la cucina lo sai, però negli anni ho cambiato il modo di approntare le cene.

Quando vivevo con i miei non esisteva il concetto di “cena” da cucinare, per me erano piatti singoli. La torta (solo ai miei albori, ora odio cucinare le torte!), il piatto di verdura, i primi lievitati.

Palestra interessante è stata la dieta. Io ero eternamente a dieta, ma a 17 anni avevo fame, quella che solo gli adolescenti sanno avere. Allora è iniziato l’esercizio di fantasia, come far apparire 50 grammi di pasta un piatto mangiabile. Se ci penso ora mi viene da ridere. Come facevo a non dimagrire se all’epoca non bevevo alcolici e non cucinavo?

Poi la prima casa da sola, durata poco, per fortuna, perché l’amore ha fatto presto capolino.
Il cibo come veicolo per conquistare la sua gola. Fai cene romantiche, sperimenta il peccato anche con il cibo. Ricordi da favola! Il vino un must, ma ovviamente da supermercato. Creme, cremine e simili per inventare aperitivi ad un prezzo accettabile. I secondi erano il dramma, come fai a risparmiare sui secondi, visto i primi stipendi post laurea, e a non sembrare tirchio?

Una piccola parentesi sul vino di qualità non altissima. Cena super romantica, in cui cucinava il mio nuovo amore, a base di pesce e vino bianco. Dopocena sdraiati sui cuscini sul tappeto, in attesa di un degno… “dessert”, i solfiti hanno colpito: nel tempo di una sua mini assenza, per portare qualcosa sul tappeto, addormentata di schianto. Meno male che era amore vero!

In quel periodo via libera a panna e besciamelle varie. Santa panna! Oggi tanto temuta per salute e dimagrimento, a 25 anni mi ha salvato mille pasti. Ricordo che un mio piatto forte erano le fette di porchetta, quelle a salume, cosparse con una cremina di panna e parmigiano e poi passate in forno. Gusto assicurato e secondo salvo!

In apertura immancabile la cremina di ricotta condita con erbe aromatiche. Ancora oggi la faccio spesso ed è sempre gradita. Il suo punto forte? Potevo usare la ricotta più economica del supermercato, perché olio sale ed erbette sistemavano tutto.

Poi è arrivata la famiglia. Piatti da inventare per i ragazzi, allora bambini, fretta e qualche soldo in più. Corsi di cucina, mille libri, elettrodomestici di ogni tipo. Via libera alle diverse fasi della mia vita. Pasta fresca ogni domenica, poi pane fresco ogni giorno, pizza fatta in casa, conserve per l’inverno, liquori, marmellate.

Ogni fase una passione. Ogni fase ha lasciato nel mio modo di cucinare di oggi un pezzetto che si è poi integrato con gli altri.

Nel frattempo sono arrivati gli anni in cui la cucina va di moda. Tutti mangiano bene, a casa o al ristorante, e la cucina casalinga è diventata pretenziosa. Lì ho aperto il mio blog. Era il 2009. Mamma mia quanto mi piaceva leggere e scrivere di cucina tutto il giorno! Ho scoperto un mondo infinito, spunti e stimoli veramente senza limiti.

Le cene erano pretesti per sperimentare, esercizi di abilità o di stile. Erano assemblate insieme come una sequenza di piatti, in genere di ricette che avevo letto e messo da parte. Ho sempre avuto l’abitudine di cucinare cose nuove quando avevo ospiti e mi è rimasta ancora ora.

Poi un periodo di fatica, un leggero disamore per il cibo, i ragazzi in quell’età in cui non mangiano più il cibo cucinato solo per loro, ma non sanno ancora godere del cibo buono. Anni di trasferte continue, di cene in ristoranti, spesso per lavoro, di panini e fatica. Anni di chili accumulati e di sperimentazione dell’esotico, di cui mi sono innamorata.

Poi arriva la fase della maturità, viaggi all’interno di me stessa, un carico di malesseri fisici ed emotivi. E la cucina torna ad essere il mio amore. La cucina diventa uno strumento per volermi bene e per creare calore. Allora ripartono le sperimentazioni, la macrobiotica, il veganesimo, il mondo senza glutine, gli zuccheri naturali e tanto altro.

E continuo ad amare ogni passione e a lasciarla andare trattenendo nel cuore e nel mio stile i pezzetti che più ho amato.

Oggi sono la somma di questi mattoncini e lo è la mia cucina. Le cene sono sempre a tema, cercano coerenza e bilanciamento, geografico, tematico, di nutrienti. Le scelte sono sempre pianificate, per rispondere ad un mio bisogno di trasformare la cena in un’esperienza e non solo in un momento per nutrirsi.

Rimane il divertimento dei piatti del cuore dei ragazzi o la cucina per i loro ritrovi, in cui il cerchio della mia vita si chiude, perché trova di nuovo posto la panna, la semplicità, la frittura nelle scelte fatte per gli adolescenti, che sanno essere genuinamente grati per questa “essenzialità”.

Era più facile forse fare una cena a 25 anni. Nasceva al volo, uscendo dal lavoro, con gli amici che arrivavano a casa 20 minuti dopo. Oggi la pianifico, non per desiderio di perfezione, che non mi appartiene, ma per lasciare alla mia testa il tempo di costruire un percorso e per lasciare a me il tempo per reperire gli ingredienti non sempre disponibili. Ora come allora preferisco invitare chi ama la cucina come me. Non ho desiderio di convertire nessuno a certi gusti, anzi! Sono diventata intollerante verso i preconcetti alimentari e tendo a spegnermi se devo cucinare per chi so che non ama mangiare.

L’alimentazione a quarant’anni ha assunto un nuovo significato. Sono rimasti dei punti fissi che hanno accompagnato le mie evoluzioni: l’amore per le cene in piedi, per favorire le chiacchiere eterogenee, l’amore per le cene “monotematiche” per essere a tavola sempre e lasciare ai commensali la libertà di servirsi senza convenevoli, l’amore per la sperimentazione.

È cambiato il mio lessico, ma la mia grammatica è rimasta immutata.

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