gestire casa e famiglia

La mia famiglia e altri animali

Diario semiserio di una donna semimoderna

 

Ore 6:30. Suona la sveglia. “Ma perché ti alzi così presto, svegli anche me che invece potrei dormire ancora una mezz’ora?”. Dice lui con tono un po’ infastidito. “Perché è la mia unica mezz’ora tutta per me” risponde lei affranta e, nonostante questo, spesso la passa ad organizzare la giornata e a ricordare che cosa sta dimenticando di fare per i figli, così, da sola, perché le faccende domestico-familiari-organizzative sono come il whiskey, nessuno ne vuole parlare prima di una certa ora né dopo quella certa ora.

È difficilissimo trovare il momento giusto per avere un confronto con il maschio adulto di casa su certe questioni. Non parliamo poi dell’avere un aiuto. “Tu sei più brava a fare certe cose”, “Io non sono capace”, “Passo tutto il giorno a prendere decisioni al lavoro, non voglio farlo anche a casa, ci devi pensare tu”. No, perché noi infatti non prendiamo decisioni sul lavoro, è solo che lo facciamo e allo stesso tempo pensiamo ad organizzare il pigiama party a cui i bambini tengono tanto, a derimere questioni scolastiche, a fissare l’appuntamento dal pediatra e anche forse dal ginecologo per noi, a cercare i regali di compleanno per i ragazzi, il marito, ma anche per sua sorella.

Non dico niente di nuovo, certo, ma mi sembrava questo il luogo migliore. Per il mio primo articolo su Pink Mojito ho voluto mettere certe questioni nero su bianco. Perché poi si fa tanto parlare di parità. Sì, abbiamo fatto grandi passi avanti per accollarci ancora più lavoro e responsabilità, con il risultato che se poi ti dimentichi di comprare il latte per la colazione, apriti cielo: “Ma come hai fatto a dimenticarlo? Dovevi fare solo quello!”.

E così tanto per aggiungere un nuovo mattoncino al già tanto affollato muro che ogni giorno cerco di tenere in piedi, eccomi qui davanti al foglio bianco per capire come affrontare il tema che mi è stato assegnato. È tempo ormai che rimugino su questa cosa della donna che è per scelta, ma più per necessità (perché nessun altro lo fa), il fulcro della famiglia. Ci penso mentre sono sul tram o in macchina, oppure mentre cucino, e più ci penso più mi convinco che sì, è vero, lo facciamo bene e ci piace farlo bene, ma il prezzo da pagare spesso è molto alto.

Recentemente ho sentito spesso parlare del “carico mentale” delle donne. Lo ha affrontato, nel suo modo ironico e divertente, la francese Emma, una ingegnere informatico con la passione per il disegno che racconta sul suo blog questo fenomeno. “Bastava che chiedessi” afferma stupito l’uomo nelle vignette di Emma, senza rendersi conto che anche per delegare, bisogna pensare e organizzare le cose, valutare le situazioni, i pro e i contro e nel fare questo la donna rimane sola e unico “capoprogetto della famiglia”.

Un’amica saggia, che di mestiere fa il direttore del personale per un’azienda americana, una volta mi ha detto che il tempo che noi passiamo ad organizzare la vita della famiglia va valorizzato meglio. E allora perché non inserirlo in un curriculum? Se gestisci un nucleo familiare con tutte le problematiche che ne derivano in termini di relazioni, capacità di mediazione, organizzazione, gestione delle crisi, sarai perfettamente in grado di gestire un team di persone in un posto di lavoro. E così ho fatto. Il mio CV riporta orgoglioso le attività che ho svolto per la mia famiglia nei due anni che sono stata all’estero, rinunciando al mio lavoro, per seguire mio marito che si stava concentrando sulla sua carriera. Non che in Italia questo dettaglio sia stato particolarmente apprezzato, ma si sa, noi qui siamo ancora un po’ provinciali!

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