Niente di nuovo sotto i riflettori
Il racconto della terza serata di Sanremo 2018 secondo noi
Sono le 22.40 e siamo appena al quarto cantante in gara. Sì, è vero, hanno aperto le danze i quattro bravissimi ragazzi delle Nuove Proposte (a proposito, per noi vince Mudimbi, secondo te?), ma poi si sono susseguiti ospiti, gag, pubblicità e qualunque altra cosa possa venirti in mente che abbia sviato l’attenzione dalle vere protagoniste della kermesse: le canzoni in gara, per l’appunto.
La soluzione del dilemma
La terza serata vede innanzitutto la risoluzione del drammatico dilemma della serata precedente: Meta-Moro sì o Meta-Moro no? Siccome siamo la Terra dei Cachi, sempre piuttosto prevedibile, il duo accusato di plagio è stato riammesso alla gara.
Noi non avevamo dubbi in merito, ma non perché eravamo sicure dell’innocenza dei due artisti, piuttosto perché fin dall’inizio abbiamo subodorato la falsa polemica concertata appositamente per far parlare del Festival davvero ovunque. Oppure potrebbe essere che la ribellione del popolo della rete abbia avuto la meglio: riammessi dunque a furor di popolo? In ogni caso vige il principio del “purché se ne parli”, del Festival, nel bene e nel male.
I due artisti giungono sul palco accompagnati da un applauso liberatorio. Cantano con una grinta che è rabbia ed emozione. Convincono in effetti, ma qui siamo di parte e, soprattutto, non siamo la giuria demoscopica.
Mostri (più o meno) sacri
Non ci avevamo dormito tutta la notte dopo la prima serata, anche perché oggettivamente era quasi l’alba quando è finita. Ci siamo chieste “chi ci ricorda Riccardo Fogli?”. Ed eccola finalmente la risposta: è Doc, giunto sul palco dell’Ariston sulla Delorean. Del resto erano anni che era sparito, rimasto intrappolato nel passato e oggi prepotentemente rispedito nel 2018. È lui, c’è poco da fare.
La Delorean non è passata, invece, per Gino Paoli. Il fossile vivente della canzone italiana continua comunque a commuovere con la sua delicatezza.
Chiude la serata un altro dinosauro della canzone italiana: Memo Remigi – che molte di noi manco sanno chi è – il quale fa la sua apparizione poco prima della fine della serata (conclusa da Nino Frassica) e dallo stop al televoto. Un nume tutelare che consacra definitivamente la gara dei cantanti.
Donne dududu
La sceneggiata (napoletana) delle donne in platea che si ribellano alla Pink-Michelle accusata di cantare “I maschi” di Gianna Nannini ci sembra un po’ fuori luogo. Le battaglie per le donne non vanno portate avanti a suon di canzoni, ma con gesti concreti. E il pensiero ritorna alla prima serata.
Tra gli ospiti Gabriele Muccino, condannato per violenza alla mogli. Ricordiamo che violenza non è solo stupro, ma anche “le botte” e gli atti violenti generalizzati, che si consumano troppo spesso entro le pareti domestiche nel silenzio generale. Il gesto concreto sarebbe stato, semplicemente, non invitarlo e risparmiarci, a nostro avviso, questa corsa ai ripari buonista.
E quando pensiamo che finalmente sia finita arriva James Taylor che canta la sua versione de “La donna è mobile”. Si fa perdonare, però, regalandoci Fire and rain e un duetto con la sempre splendida Giorgia. E noi apprezziamo.
La classifica di Pink Mojito
Eccoci giunti al momento più atteso, ovvero la classifica di Pink Mojito.
- Il premio “momento soporifero” va a Favino/Steve Jobs che lancia sul mercato il BaglionONE. Una gag abbastanza triste, da Pierfrancesco ci aspettiamo molto di più. Il premio è, pero, ex-aequo con la gag già vista la sera precedente di Baglioni che canta e viene interrotto, questa volta, dalla giornalista Emma D’Aquino. Parliamone, già la prima gag con Franca Leosini ci aveva francamente imbarazzato, perché addirittura bissarla?
- Il premio “dai che ce la fai” va agli n’Sync… no scusate, ai The Kolors, che con il loro motivetto “Mai mai mai mai” a noi ragazze degli anni ’90 ricorda il Justine Timberlake di Bye Bye Bye (e come dimenticarlo, Justine… vabbè)
- il premio “accendi la luce quando ti vesti” questa sera, ci duole dirlo, va a Michelle-ma belle-Hunziker, che indossa un abito rosa sicuramente di classe, ma non adatto a lei.