I cibi afrodisiaci nella storia
Si parla tanto di cibi afrodisiaci, soprattutto in giornate come quella di San Valentino. Tu quanto ne sai di cibi afrodisiaci? E riguardo la storia dei cibi afrodisiaci?
AGGIORNATO IL 30/01/2024
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Dalla dea Afrodite a San Valentino
Afrodisiaco deriva la sua etimologia dalla dea greca Afrodite (per i romani Venere): la dea dell’amore, della sessualità e della bellezza.
La leggenda tramandata da Esiodo vuole che la bella e altezzosa dea nacque dalla spuma (gr. Aphròs), non del mare come tutte immaginiamo, ma da quella scaturita dai testicoli di Urano dopo che il titano Crono glieli recise.
Questa schiuma galleggiò fino all’isola di Cipro dove la dea emerse dalle acque.
In molte città greche vi erano feste in suo onore, durante le quali avere rapporti sessuali con le sue sacerdotesse era considerato un modo per adorarla.
Nelle cultura classica sia greca che romana, ma anche etrusca, vi era una intima connessione tra cibo e sessualità.
Tant’è vero che una famosa frase della commedia “L’Eunuco” di Publio Terenzio Afro dice:
“Sine Cerere et Libero friget Venus”
(senza Cerere e Bacco si raffredda Venere).
In realtà qualcosa del genere è rimasto anche tra i detti popolari. Qualche mese fa un’anziana donna del mio paesino in montagna mi ha regalato questa perla “A tavola e a letto, senza rispetto!”.
Il Simposio era un momento dove la gastronomia, i piaceri intellettuali, quelli sensoriali in generale e l’eros in particolare, si fondevano per dare vita a un grande spettacolo.
È da qui che si inizia a parlare dei cibi afrodisiaci.
Sia gli uomini che le donne ricorrevano a particolari tipologie di alimenti per stimolare la sessualità, potenziarla o per ottenere con più facilità una gravidanza.
In particolare erano considerati afrodisiaci i genitali degli animali dal temperamento selvaggio o lascivo, come ad esempio il lupo, l’asino e il cervo e in generale tutti gli alimenti che somigliavano a falli o testicoli.
Molti testi erotici del tempo consigliavano come potenti afrodisiaci i prodotti di mare, quali crostacei e lo storione. A molti sacerdoti, infatti, era vietato cibarsi di questi prodotti onde evitare distrazioni dal loro dovere.
Ovidio nel suo Ars Amatoria, invece, ci descrive come potenti afrodisiaci il miele, le uova, i frutti del pino, la cipolla bianca e l’erba d’eruca. Nei Remedia Amoris ci mette in guardia dall’abuso di tali cibi perché, scrive, “può portare alla follia della mente e avvelenare le sorti dell’amore”.
Durante il Medioevo vennero inserite un gran numero di spezie nell’alimentazione e dopo la scoperta dell’America furono inseriti tra i cibi afrodisiaci anche il pomodoro, la patata, il peperoncino e soprattutto il cacao.
Nel Settecento la medicina del tempo giudicò stimolanti tutti i cibi piccanti e le spezie dall’odore intenso, come la cannella, la vaniglia e la noce moscata, mentre nell’Ottocento si iniziò a considerare afrodisiaco ogni alimento ricco di fosforo (es. uova, pesce, formaggi) sino ad arrivare ai nostri giorni, in cui la scienza medica contemporanea ci dice che potrebbero svolgere un ruolo afrodisiaco tutti quegli alimenti e spezie contenenti ormoni (es. ginseng), neuro modulatori (cacao), sedativi (vino e alcolici in generale), vasodilatatori (aglio), irritanti e congestionanti (pepe).
Tantissimi personaggi nel corso della storia sono ricorsi a questi espedienti per mettere del “pepe” nelle loro relazioni.
Tra le donne più famose citiamo Cleopatra e Caterina De’ Medici, che ricorrevano spesso ad alimenti rinvigorenti quali il cardo, lo scalogno, il sedano e le cipolle.
Caterina Sforza, invece, elogiava l’estratto di verga d’asino essiccato e infine una delle più celebri amanti del Re Luigi XV, la Marchesa de Pompadour, per sostenere i ritmi richiesti dal suo amante, faceva largo consumo di cioccolato, champagne e tartufi.