Come diventare cake designer a domicilio?
Il sogno nel cassetto di Jennifer Cuppone
Eccoci giunte al secondo appuntamento con le Pinkinterviste.
La scorsa settimana abbiamo pubblicato la Pinkintervista a Claudia Giordano, che nonostante tutte le avversità è riuscita a realizzare il suo sogno, ovvero diventare fashion journalist.
Oggi, invece, leggiamo le risposte di Jennifer Cuppone. Un tempo graphic designer e oggi cake designer. Se anche tu volessi realizzare il sogno di diventare una cake designer a domicilio, leggi come ci è riuscita Jennifer che ha creato Tortami a casa.
1) Raccontaci un po’ di te.
Mi chiamo Jennifer, ho 32 anni, sono sposata e ho un bambino di 6 anni. Creativa e curiosa fin da piccola, appassionata di disegno e arte a tutto tondo e cucina grazie al lavoro del mio papà, maître da 40 anni. Ho lavorato per 11 anni come graphic designer.
2) Qual era il tuo sogno all’inizio?
In realtà non ho mai avuto le idee ben chiare, sono una persona bisognosa di stimoli, a cui non piace programmare troppo il futuro, preferisco vivere la giornata. Quando ho capito che il cake design poteva essere la mia strada, ho iniziato la ricerca di posto e informazioni per aprire un laboratorio.
3) Sei riuscita a realizzarlo come volevi?
Purtroppo no. Ho abbandonato l’idea del laboratorio a causa dei costi molto elevati che non potevo sostenere e, quando stavo iniziando a valutare delle alternative per abbandonare l’idea del negozio, ho scoperto la possibilità di aprire un laboratorio sfruttando la propria cucina di casa: una Impresa Alimentare Domestica.
4) Qual è stata la tua motivazione più forte?
Il laboratorio in casa in sé mi ha dato una motivazione ad andare avanti fortissima. Era la soluzione perfetta per me, per poter conciliare la vita familiare con il lavoro, potersi gestire il proprio tempo in autonomia e abbattere i costi dell’affitto di un laboratorio su strada.
5) Qual è stata la tua paura più grande?
Diventare autonomi fa sempre paura. L’idea di iniziare a pagare le tasse ed essere totalmente responsabili del proprio guadagno e del proprio successo lavorativo mette parecchia ansia. In questa situazione si apre un bivio, se hai spirito imprenditoriale riesci ad andare avanti, altrimenti si fa tantissima fatica. Io per fortuna vado avanti e va sempre meglio.
6) Quanto tempo hai impiegato a realizzarlo?
Da quando ho scoperto la possibilità dell’Impresa Alimentare Domestica (IAD), ci ho impiegato 5 mesi in totale per essere finalmente in regola e poter cominciare a lavorare da imprenditrice.
7) Hai avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno?
In primis mi hanno aiutato quelle che oggi sono diventate amiche e colleghe. Mi ha aiutato una bravissima commercialista e un consulente HACCP. Dopodiché ho conosciuto altre colleghe in Italia con le quali a febbraio 2017 abbiamo fondato l’associazione IAD Italia per supportare altre persone ad aprire l’attività, offrendo consulenze a prezzi vantaggiosi, convenzioni con fornitori e supporto post apertura. L’associazione nasce soprattutto per creare una forza unitaria per cercare di far arrivare il messaggio “ai piani alti”, che esistiamo e che siamo una realtà in forte aumento. Perché nonostante esista un regolamento europeo dal 2004 che permette l’apertura delle IAD, molti comuni, ASL e Regioni rifiutano le aperture o non sono a conoscenza di questa attività, mettendo molti paletti per consentire la nascita di nuove IAD.
8) Quanto ha influito l’appoggio delle persone vicine a te?
Tantissimo. Inizialmente ero molto insicura, mai avrei pensato che questa potesse essere la mia strada. Ho fatto per 11 anni la graphic designer, chi immaginava che sarei diventata una cake designer! La prima torta l’ho fatta per il mio bambino e poi per mia nipote. E sono stati proprio mio marito, amici e parenti ad incitarmi a seguire questa strada. Se mio marito non mi fosse stato così vicino, non so se sarei arrivata dove sono oggi e per questo lo ringrazierò sempre. Ha creduto in me, più di chiunque altro e più di me stessa.
9) Se chi ci legge volesse realizzare un progetto simile al tuo, quale sarebbe il consiglio che ti senti di dare?
Pensare bene alle scelte che si decidono di fare. Essere imprenditrici non è adatto a tutti. Non è semplice e non bisogna prendere in considerazione un’attività imprenditoriale come “ultima spiaggia”. Poi se il progetto è molto simile al mio, non posso non dire di contattare la nostra associazione, ci trovate su Facebook come IAD Italia. L’associazione è formata da 6 IAD sparse in tutta Italia, chi meglio di noi può conoscere questa attività!?
10) Dai un consiglio a chi ti sta leggendo e che ha un sogno nel cassetto.
Se hai un sogno nel cassetto, inseguilo e fai di tutto per farlo avverare. Informati, non fermarti davanti agli ostacoli. E soprattutto penso di essere la prova che, anche se si è fatto per tanto tempo lo stesso lavoro, si è sempre in tempo per cambiare. Non abbiate paura del cambiamento!
Hai realizzato il tuo sogno nel cassetto? Raccontacelo e la prossima ad essere intervistata potresti essere tu!