Scrivere un libro: un sogno che si avvera
Serena Puosi e la sua ‘Indimenticabile India’
Finalmente torno a pubblicare nuovi articoli su Pink Mojito Magazine e ho scelto di ripartire proprio dalla rubrica delle Pinkinterviste.
Quando ho ideato questa rubrica l’ho pensata come uno spazio per raccontare l’esperienza di donne che ce l’hanno fatta o hanno realizzato un loro sogno nel cassetto. Un modo per dire a tutte le lettrici di Pink Mojito Magazine che è davvero possibile realizzare un proprio progetto e a volte basta davvero crederci.
Oggi ospito sul magazine l’intervista a una mia cara amica, Serena Puosi.
Ho conosciuto Serena diversi anni fa a un evento dedicato al web marketing turistico. Sono passati anni da allora e nel frattempo lei ha dovuto affrontare tante sfide, ma allo stesso tempo è riuscita a realizzare il sogno di scrivere un libro, Indimenticabile India.
Pronta a leggere le sue risposte?

Ciao Serena, raccontaci un po’ di te
Ciao ragazze, grazie per avermi invitato a rispondere a questa intervista!
Sono Serena, classe 1985, una Laurea in Comunicazione, un lavoro come social media manager e copywriter freelance, curo un blog dal 2008 e sono la mamma di due bambine di 4 anni una e un anno e mezzo l’altra. Vivo in Versilia col mio compagno e le piccole, ho sempre la valigia pronta e un libro sul comodino.
Come mai hai scritto un libro e perché proprio sull’India?
Perché scrivere un libro era da sempre un mio sogno e, al rientro dal viaggio incredibile che è stato quello in India, mi è stato proposto di scriverne uno per una casa editrice fiorentina… potevo forse dire di no? Così mi sono messa a raccontare quello che avevo vissuto e ne è venuto fuori Indimenticabile India.
È stato difficile scriverlo?
Non è stato difficile scriverlo, è stato complicato trovare il tempo per farlo. All’epoca in cui l’ho scritto lavoravo a Firenze e ogni giorno avevo più di 4 ore di spostamenti in treno. Partivo al mattino presto e tornavo per cena, spesso distrutta. Ho scritto il libro un po’ nei viaggi da pendolare, un po’ la sera, un po’ nei fine settimana quando non ero in giro. Tutto ciò prima di avere le bimbe!
Quanto tempo hai impiegato a realizzarlo?
Ci ho messo circa 6 mesi, ma quello che non ti dice nessuno prima è che il lavoro non si conclude con la scrittura, c’è anche la parte importantissima della promozione successiva alla pubblicazione.
Hai avuto bisogno dell’aiuto di qualcuno?
Sì, c’è stata una persona che l’ha riletto e che mi ha dato suggerimenti per alcune modifiche.
Quanto ha influito l’appoggio delle persone a te vicine?
Sono state fondamentali, così come in ogni cosa della vita!
Avere il supporto del mio compagno e della mia famiglia mi ha dato la carica per realizzare questo sogno. Nella scrittura ci sono momenti di perplessità, di dubbio o semplicemente di stanchezza: avere qualcuno che ti sprona a dare il meglio e che crede nel tuo progetto fa tantissimo la differenza.
Se chi ci legge volesse realizzare un progetto simile al tuo, quale consiglio ti senti di dare?
Mi sento innanzi tutto di dirvi di credere in prima persona nel vostro progetto e di organizzarvi in modo da realizzarlo. È molto importante avere una casa editrice di riferimento e delle persone del settore che sappiano consigliarti nei momenti in cui non sai che fare.
Dai un consiglio alle donne che ti stanno leggendo e che hanno un sogno nel cassetto.
Sarà banale, ma il consiglio più importante che mi sento di darvi è di non smettere mai di credere nei vostri sogni e di fare il possibile per realizzarli. Mai avere rimpianti nella vita, buttatevi! Inoltre, abbiate fiducia in voi, credeteci fino in fondo: se non siete le prime a credere in quello che fate chi dovrebbe farlo? Il mondo ha bisogno di donne speciali con delle belle storie di speranza da raccontare.
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Hai realizzato il tuo sogno nel cassetto e vuoi parlarcene?
Conosci una donna che ce l’ha fatta e vuoi segnalarcelo?
Non compro giornali femminili, però ne ho creato uno. Ho 39 anni, ho un compagno (ora marito) da 13, convivo da 12 e sono mamma da 4. Vorrei un mondo in cui le donne siano più consapevoli delle loro potenzialità.
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