Donne dimenticate dalla storia

Donne dimenticate dalla storia: Nellie Bly

Apriamo questa nuova rubrica dedicata alle donne dimenticate dalla storia con Nellie Bly, viaggiatrice temeraria e giornalista d’inchiesta.

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L’impresa è quella di aver compiuto il giro del mondo, viaggiando da sola, in meno degli 80 giorni del romanzo di Jules Verne.

In realtà Nellie Bly è molto più che una viaggiatrice temeraria: è una giornalista che in un mondo di uomini si fa strada a suon di reportages e inchieste sociali di grande spessore.

Non è un caso, se scelse di lavorare per Joseph Pulitzer, il grande giornalista al quale è intitolato il premio di giornalismo ancora oggi più importante.

Nellie Bly è lo pseudonimo di Elizabeth Cochran che, dopo un’adolescenza molto difficile, decide di voler essere del tutto indipendente economicamente dalla sua disgraziata famiglia.

Ha solo 16 anni quando si propone a una piccola testata di Pittsburgh, il Dispatch. Il suo stile piace, ma lei subisce tutte le angherie di tipo sociale dovute sia alla sua giovane età che al fatto che è donna in un ambiente ancora interamente – o quasi – maschile.

Ed ecco la sua prima impresa: un viaggio-reportage in Messico che lei compie insieme a sua madre (la testata non l’avrebbe mai fatta partire da sola).

La narrazione tutto sommato funziona, visto che racconta delle vicissitudini di due donne sole in un Paese confinante con gli USA, ma così poco conosciuto e verso il quale si nutriva (allora come oggi, verrebbe da dire) un forte senso di razzismo e scetticismo. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento.

Al rientro da quel viaggio Nellie sente di aver compiuto un’impresa eccezionale. Il “Dispatch” le sta stretto, lei sogna di lavorare per Joseph Pulitzer, proprietario del “World”, a New York. ‘Ciao mamma, addio Pittsburgh!’ Nellie vuole volare alto.

Ma non ci si presenta davanti a Joseph Pulitzer senza un’idea e Nellie Bly l’idea ce l’ha: farsi ricoverare per 10 giorni in un ospedale psichiatrico femminile di New York, sotto mentite spoglie, per raccontarne le atrocità.

Nellie Bly ritratto

Nellie Bly e il giornalismo sotto copertura

Con questa idea geniale lei di fatto inventa il genere del giornalismo sotto copertura: un giornalismo d’inchiesta, dunque, ma portato alle estreme conseguenze e molto rischioso.

Inutile dire che in quei 10 giorni Nellie vede di tutto, annota di tutto, soffre terribilmente nel vedere – e nel subire a sua volta, in quanto ricoverata – gli abusi e le violenze cui sono sottoposte le pazienti.

Dopo quei 10 giorni pubblica un reportage che probabilmente le sarebbe valso il Premio Pulitzer, se esso fosse già esistito. Ma la cosa importante è che il reportage ha delle conseguenze reali: la città di New York apre un’inchiesta sulle condizioni delle pazienti che ha come esito il netto miglioramento della qualità della loro degenza.

Ecco che il coraggio e il senso di responsabilità, oltre che il desiderio di conoscenza e di indagare oltre ciò che si vede, premiano questa giovane giornalista che ora si guadagna un posto di tutto rispetto al “World”.

Nellie Bly in Polonia

Nellie Bly e il giro del mondo in 72 giorni

L’impresa che rende Nellie Bly famosa a livello, se non planetario, quantomeno continentale è il suo giro del mondo percorrendo le stesse tappe di Phileas Phogg – il lord inglese protagonista del romanzo di Jules Verne – in meno giorni.

L’impresa è accompagnata da un battage pubblicitario senza precedenti. Una narrazione che esce quotidianamente sul “World” di Pulitzer e che crea tantissima aspettativa.

Senza farla troppo lunga: complici le condizioni di viaggio migliorate rispetto a quando scriveva Jules Verne – il quale, comunque, non essendo mai uscito dai confini della sua cittadina francese, aveva solo potuto inventare – Nellie Bly impiega 72 giorni per fare il giro del mondo.

Ma il momento più elevato del viaggio è all’inizio, quando in Francia Nellie fa una deviazione importante per incontrare e intervistare un anziano Jules Verne che fa tenerezza, che quasi si schernisce per tanta visibilità.

L’impresa di Nellie Bly intorno al mondo è un trionfo.

Potrebbe accontentarsi, data la notorietà e l’autorevolezza ormai acquisita, di reportages più tranquilli. E invece no.

Nel 1915 è sul fronte austro-ungarico della Prima Guerra Mondiale per conto della stampa americana. Quest’esperienza, più di ogni altra, la segna: vede la sofferenza, vede il dolore, vede la morte inutile nelle trincee.

Tutto questo la colpisce profondamente, tanto che al suo ritorno, ormai cinquantenne, si dedicherà al volontariato presso i più disagiati di New York, non dimenticando di scriverne, tornando al genere che l’aveva resa famosa inizialmente: il giornalismo di denuncia sociale.

Questo è il primo dei racconti sulle donne dimenticate dalla storia. Se non vuoi perdertene nemmeno uno iscriviti alla nostra newsletter.

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