Foto di travestiti di Lisetta Carmi

Lisetta Carmi, la fotografia e la società nascosta

Il nostro viaggio tra le donne dimenticate dalla storia passa attraverso Lisetta Carmi, una fotografa documentarista, che ha raccontato l’Italia che nessuno vedeva o… voleva vedere.

La rubrica delle “Donne dimenticate dalla storia” è una rubrica dedicata alle donne che hanno lasciato il segno durante la loro vita, ma di cui si parla ben poco. In questo articolo ti racconto la storia di Lisetta Carmi, deceduta pochi anni fa, che ha portato alla luce lo strato sociale più disagiato in un’Italia in pieno boom economico.

Lisetta Carmi da concertista a fotografa

Nata a Genova, Lisetta Carmi è un’artista prestata alla fotografia documentaristica.

E non una documentaristica qualunque, quella dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta quando il boom economico non era per tutti; quando il boom economico arricchiva una fascia di persone, ma gravava sulle categorie più infime della popolazione, nonché delle aree geografiche più disagiate e lasciate indietro nella corsa allo sviluppo.

Nasce nel 1924 da famiglia ebrea; pertanto nel 1938, colpita come tutti gli ebrei d’Italia dalle leggi razziali, si trasferisce in Svizzera dove, fortunatamente, la follia nazifascista non la raggiunge.

Alla fine della guerra torna in Italia, a Milano, e si diploma al conservatorio. Avvia una carriera concertistica che la porta in Germania, in Italia, in Svizzera, in Israele.

Nel 1960 la svolta di vita: l’incontro con la macchina fotografica, che farà di lei una grandissima fotografa di reportage, spesso borderline nei temi che affronta.

I soggetti di Lisa Carmi: dal parto, agli operai alle donne

Il primo, fortissimo tema è il parto: nel 1968 in ospedale a Genova, nel reparto di ostetricia, documenta con cruda freddezza tutte le fasi del parto di una giovane donna, riprendendo il tutto frontalmente. Immagini forti e scandalose per l’epoca, ma potentissime.

Lisetta Carmi dimostra fin da subito di avere uno sguardo non comune sul mondo.

Lisetta Carmi fotografa il parto di una donna
Lisetta Carmi fotografa il parto di una donna

Le sue fotografie raccontano la società e le contraddizioni di quell’Italia che, tra gli anni ’60 e gli anni ’70, passò dal boom economico agli anni di piombo, con uno sguardo sempre rivolto agli ultimi, agli emarginati, ai lavoratori sfruttati.

Così tra il 1962 e il 1976, fingendosi la parente di un lavoratore del porto di Genova, Lisetta Carmi documenta le dure condizioni di lavoro dei camalli, ovvero gli scaricatori di porto, e degli operai a bordo delle navi e dentro le stive. Tutti privi di qualsiasi dispositivo di sicurezza in situazioni di disagio ambientale e fisico, spesso seminudi. Ovviamente all’epoca il concetto di sicurezza sul lavoro era ancora ben lungi dall’imporsi all’attenzione sociale.

Anche all’ItalSider in quegli anni conduce lo stesso tipo di indagini: i suoi soggetti diventano gli operai dell’azienda siderurgica
che dava lavoro a metà Genova, ma a condizioni molto discutibili.

In Sardegna documenta il lavoro femminile nei sugherifici.

Il suo sguardo si pone sempre dalla parte del lavoratore e della lavoratrice, lasciando a chi guarda di avanzare un giudizio su ciò che vede.

A proposito di donne, proprio per scoprirne le condizioni di vita e di lavoro, Lisetta Carmi viaggia per il mondo verificando che, sempre in quel decennio, la condizione femminile in Sicilia e Sardegna non era diversa da quella delle donne tunisine, messicane, palestinesi.

Il reportage per cui è ricordata, a torto o a ragione non saprei, è quello che fece sui travestiti dei vicoli di Genova. Questo diventa un lungo racconto per immagini che porterà poi alla nascita di un libro, iniziato nel 1965 e pubblicato finalmente nel 1972, in un’Italia bigotta che sa benissimo dell’esistenza di queste persone ma preferisce non pensarci.

Nel 1965 è a Parigi e realizza una lunga serie di fotografie scattate in metropolitana, che confluiscono nel libro d’artista “Métropolitain”.

E poi è a Firenze dopo il 4 novembre 1966, all’indomani dall’alluvione, a documentare il lavoro febbrile degli “Angeli del fango”, che aiutarono a salvare le migliaia di libri e di opere che l’ondata di melma e acqua aveva rovinato e semidistrutto, in particolare nei depositi della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Emerge in questo caso, oltre che la sensibilità per una tragedia quale fu l’alluvione di Firenze, anche l’ammirazione per quei volontari che si impegnarono, senza ricevere niente in cambio, per la salvaguardia del nostro patrimonio.

Lisetta Carmi fotografata sulla porta della sua casa
Lisetta Carmi sulla porta della sua casa a Cisternino

La forza di Lisetta Carmi

Lisetta Carmi ci mette di fronte a una realtà che forse avremmo preferito non conoscere agli inizi degli anni ’70.

Definirla però una fotografa che insegue lo scandalo a tutti i costi sarebbe sbagliato.

Lei si appassiona sul serio alle categorie dei dimenticati, dei meno visibili. Accanto a queste ricerche pone altri tipi di indagine poiché affascinata dall’antropologia e dalla società che la circonda.

Lisetta Carmi ha avuto lunga vita: si è spenta nel 2022 all’età di 98 anni.

Una bellissima foto la ritrae, ormai anziana, sulla porta della sua casa a Cisternino. Sulla porta un cartellino scritto a mano con un pennarello: “Carmi. Suonare forte”. E Lisetta lo ha fatto, attraverso le sue fotografie, ha fatto sentire forte e chiara la sua voce nel raccontare vite nascoste e sconosciute, costruendo di volta in volta racconti corali di quelli che erano dei B-side della società del boom economico italiano di quegli anni.

Ho imparato che la libertà si può fotografare

Lisetta Carmi
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