Trotula De Ruggiero

Trotula De Ruggiero, la prima ginecologa d’Europa

Tra le donne dimenticate dalla storia e che dovrebbe occupare un posto d’onore troviamo Trotula De Ruggiero. In questo articolo ti raccontiamo chi era e cosa ha fatto nella sua vita.

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In un mondo in cui il sapere, le scienze e la medicina erano per la maggior parte appannaggio degli uomini, vi fu una donna che si impose nel campo dell’ostetricia e della ginecologia, rivoluzionando per sempre le cure ai “mali femminili” e donando loro veste scientifica.

Siamo a Salerno nel XII secolo e Trotula de Ruggiero è un’esponente della Scuola Medica Salernitana, a lungo la scuola di medicina più importante d’Europa, alla quale giungevano studenti da ogni parte d’Europa e del mondo arabo.

In un ambiente di grande apertura mentale e studio, dove il medico arabo scambiava pareri e teorie con il medico ebreo e dove il medico cristiano attingeva da entrambi nuove conoscenze e nuove cure, anche alle donne era permesso svolgere la professione medica e compiere studi di medicina.

In questo clima di grande fervore di ricerca e di studio, Trotula si dedica alla medicina femminile, scrivendo alcuni trattati che sono diventati vere pietre miliari nella storia più antica della ginecologia e dell’ostetricia.

Trotula De Ruggiero: la sua vita

Non si hanno notizie certe sulla sua vita, salvo che visse e operò intorno al 1050 e che discendeva dal nobile casato dei De Ruggiero, cosa che le avrebbe permesso di accedere agli studi.

Fece così parte del gruppo delle mulieres salernitanae, donne che studiavano alla Scuola Medica Salernitana e praticavano la
professione medica. Tra tutte le mulieres, però, l’opera di Trotula si contraddistinse e segnò davvero la storia della medicina di genere.

Scrisse infatti di tematiche di ginecologia, ma anche di cosmesi. Il suo trattato più importante si intitola “De passionibus mulierum ante e post partum” (noto anche come Trotula Maior) ed è giunto fino a noi, dapprima trascritto dagli amanuensi nel corso del Medioevo, poi stampato per la prima volta nel 1544.

Al suo interno si parla dei dolori mestruali, delle malattie veneree, delle gravidanze, di ostetricia con particolare riferimento alla posizione del feto prima del parto e con alcune osservazioni su come curare il neonato subito dopo la nascita.

Interessante, a proposito del tema della sterilità, come Trotula dica tranquillamente che sia gli uomini che le donne possono essere sterili, credenza che invece sarà dura a morire e sopravviverà per molti e molti secoli. E non è la sola cosa innovativa e potenzialmente scandalosa che afferma.

Ad esempio a proposito dei dolori del parto, lei sostiene che non è vero che la donna debba necessariamente partorire con dolore, come dice la Bibbia, ma che si debba fare il possibile per conoscere al meglio il corpo femminile in modo da alleviare il più possibile le sofferenze. E ancora, nel suo trattato affronta anche argomenti sessuali in maniera esplicita e senza commenti di tipo morale.

Un altro trattato che Trotula scrive, destinato a diventare anch’esso famoso, è dedicato alla cosmesi: si intitola De ornatu mulierum” (chiamato anche Trotula Minor) e tratta innanzitutto di trucco e di igiene, con istruzioni per la cura del viso e dei capelli, e per migliorare il benessere con saune e massaggi. Fornisce così una serie di ricette per unguenti, medicamenti, impacchi, decotti.

Per lei le donne devono aspirare alla bellezza, non intesa come frivolezza, ma come aspirazione all’armonia che è propria della natura.

Trotula fu dunque una grandissima medica che ebbe grande fama a Salerno finché era in vita e che ebbe numerose e numerosi seguaci. Le sue opere nei secoli furono copiate, talvolta aggiornate e interpolate, fino al punto di cambiare l’autore e, guarda caso, sostituire a lei un qualche autore maschile, come il marito, qualche anonimo o usare il nome di Trotula al maschile, diventando “Trottus”.

Nel corso dei secoli vi fu chi, tra i suoi lettori, copisti e traduttori, nel leggere cotanta scienza non ritenesse possibile che a scrivere fosse stata una donna. Addirittura nel XIX secolo uno storico tedesco, di cui volutamente non farò il nome, perché non si merita di essere citato, negò che una donna potesse aver scritto il Trotula Maior e negò persino l’esistenza di Trotula.

Ma alla fine del secolo storici italiani per nulla convinti da questa decisione riabilitarono la figura storica di Trotula, restituendole la dignità di donna, di medica, di donna di scienza e di cultura.

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