siringa vaccino

Vaccino contro il tumore al collo dell’utero: perché farlo?

Abbiamo chiesto alla dottoressa Rossana Berardi perché è importante il vaccino contro il tumore al collo dell’utero. Scopri le risposte!

Gennaio è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al collo dell’utero.

Quello che la maggior parte delle donne non sanno è che si tratta di un tumore che è possibile prevenire.

Come? Sottoponendosi periodicamente ai test di screening, come il Pap-test.

Se vuoi saperne di più su Pink Mojito magazine abbiamo pubblicato un articolo che spiega quali sono i sintomi del tumore al collo dell’utero, le cause che lo generano e le cure. Lo trovi nel riquadro qui sotto.

Nel nostro piccolo cerchiamo di diffondere informazioni utili e soprattutto corrette in merito a argomenti importanti, nella speranza che un numero sempre maggiore di donne conosca quanto sia fondamentale la prevenzione.

Il vaccino contro il tumore al collo dell’utero: il parere dell’esperta

In questo articolo trovi l’intervista che ho fatto alla dottoressa Rossana Berardi, direttore della Clinica oncologica dell’Università Politecnica delle Marche – Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.

Le ho posto alcune domande in merito al vaccino contro il tumore al collo dell’utero, ovvero il vaccino contro l’HPV.

Ho voluto fortemente questa intervista perché sui vaccini ognuno ha la propria teoria, ma la scienza si basa sui dati e non sulle chiacchiere.

Il vaccino contro il tumore al collo dell’utero sta diminuendo l’incidenza del tumore sulle donne e si stima che negli anni a venire potrebbe addirittura scomparire del tutto.

Qui di seguito trovi una breve descrizione della dottoressa Berardi e più sotto le risposte alle nostre domande.


Dottoressa Rossana Berardi
Direttore della Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche-Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
Professore ordinario di Oncologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Direttore del Centro di riferimento regionale di Genetica Oncologica e Coordinatore del Nucleo per gli studi clinici di fase I presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
Coordinatrice della “Breast Unit” aziendale degli Ospedali Riuniti di Ancona.
Esperto Tecnico Scientifico presso la Commissione Europea, per il MIUR e di progetti di ricerca ministeriali di Svezia e Francia.
Vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui “BPW (International Federation of Business and professional woman) Power to make the difference award” per “excellent professional leader” 2017, premio Oscar per la ricerca nelle Marche 2014, premi per meritevole ricercatore dell’American Society of Clinical Oncology, della European Society for Medical Oncology e dell’Università Politecnica delle Marche.

Quanto è diffuso in Italia il tumore al collo dell’utero?

In Italia il carcinoma della cervice uterina rappresenta il 5° tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età e complessivamente l’1,3% di tutti quelli diagnosticati con un’incidenza pari a 2365 nuovi casi stimati per il 2020.

Qual è la causa principale di questo tumore?

L’insorgenza di una neoplasia della cervice uterina è strettamente connessa con l’infezione da papilloma virus (HPV) che rappresenta, insieme alle infezioni del tratto genitale, il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di questa neoplasia.

Il papilloma virus umano si trasmette per via sessuale e orale e, a livello della cervice uterina, in alcune persone può provocare lo sviluppo di una lesione pre-cancerosa.

Altri fattori di rischio riguardano fondamentalmente tutte le condizioni che favoriscono l’infezione quali il basso livello socio-economico (che genera uno scarso accesso alla prevenzione), il numero di partner, la giovane età di inizio dell’attività sessuale e la parità.

È stato introdotto ormai da alcuni anni il vaccino contro l’HPV. È davvero efficace? Ha delle controindicazioni?

Il vaccino contro l’HPV è un’arma vincente per prevenire il tumore del collo dell’utero, ma anche per altri tumori ano-genitali e del distretto testa/collo.

I vaccini disponibili sono 3: bivalente, quadrivalente e, dal 2017, 9-valente.

Tutti sono indicati contro i ceppi 16 e 18 responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nella cervice uterina, ma coprono anche altri ceppi del virus.

L’esperienza degli ultimi 15 anni dimostra chiaramente che i vaccini HPV disponibili sono altamente efficaci e sicuri: l’uso del vaccino previene la maggior parte delle malattie causate dall’HPV.

Il vaccino utilizza solo una proteina superficiale del virus sintetizzata in laboratorio, per cui non potrà causare infezione o tumori. Al massimo il vaccino provoca arrossamento nella sede di inoculo o gonfiore. In rari casi provoca febbre.

Attualmente sono state somministrate oltre 270 milioni di dosi in adolescenti di diversi Paesi, senza che siano stati registrati eventi avversi significativi.

Perché viene consigliata la somministrazione nelle ragazzine a partire dai 12 anni?

La vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale è indicata per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal 12° anno di età.

Considerato che il contagio avviene per via sessuale è, infatti, preferibile somministrare il vaccino prima dell’inizio dell’attività sessuale.

Tuttavia è possibile effettuare la somministrazione di vaccino anche successivamente.

È vero che anche i ragazzi dovrebbero fare il vaccino?

Sì, per prevenire infezioni e tumori HPV-correlati.

Quanto è utile la prevenzione riguardo il tumore del collo dell’utero?

La prima importante arma di difesa dalle malattie è un’attenta prevenzione, primaria e secondaria.

La prevenzione primaria è rappresentata, in questo caso, proprio dalla vaccinazione, oltre che da comportamenti e stili di vita corretti, tra cui:

  • l’uso del preservativo, anche se non protegge completamente dal papillomavirus umano;
  • il fumo, come per altri tumori, è fattore di rischio che può favorire la cancerogenesi.

La prevenzione secondaria è, invece, rappresentata dallo screening che include:

  • Pap-test: ovvero l’esame che individua le lesioni precancerose che possono trasformarsi nel tempo in tumore;
  • Test per l’HPV, che individua le donne che sono a rischio di sviluppare queste precancerosi.

Un recente studio statunitense ha dimostrato che se tutte le 12enni americane fossero vaccinate si sarebbero evitate circa 1.300 morti all’anno.

Inoltre una revisione sistematica della letteratura scientifica, che comprende i dati di decine di milioni di persone seguite per molti anni dopo la vaccinazione, dimostra con prove assai convincenti che i programmi di vaccinazione contro l’HPV:

  • hanno ridotto le infezioni da HPV e le lesioni pre-canceromatose (CIN2+) tra le ragazze e le donne;
  • hanno ridotto le diagnosi di verruche anogenitali tra maschi e femmine sia giovani che adulti.

Hai dei dubbi?

Vuoi fare delle domande alla dottoressa Berardi?

Scrivile nei commenti!

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